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Barbara Aboaf

HSE Manager di Vodafone

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, abbiamo intervistato Barbara Aboaf, HSE Manager di Vodafone Italia, per esplorare come Vodafone promuove il benessere psicologico. Durante la conversazione, Barbara Aboaf ha condiviso le strategie adottate da Vodafone per sostenere la salute mentale e gestire i cambiamenti imposti dagli scenari moderni, come il lavoro ibrido e l’uso responsabile della tecnologia.

Vodafone Italia sostiene come supporter La Settimana della Salute Mentale di Stimulus Italia.

Come definirebbe la cultura del Benessere Psicologico all’interno della sua organizzazione?

La promozione della salute e del benessere continua ad essere uno degli obiettivi prioritari della società attraverso la promozione, sui diversi canali di comunicazione aziendale, dell’Employee Assistance Program, ovvero il servizio gratuito di ascolto psicologico, anonimo e confidenziale, disponibile 7 giorni su 7, h 24 e il servizio di supporto socio assistenziale finalizzato a fornire supporto e orientamento sulle tematiche di cura della persona e dei famigliari.

Da anni ormai l’azienda, partendo dalle iniziative di promozione della salute offerte grazie al supporto del Servizio di Medicina Occupazionale, si è impegnata ad ampliare sempre di più un’offerta di una rete di sostegno dedicata alle persone e alle esigenze del singolo dove spesso vi è carenza di una rete di assistenza da parte del territorio.

Quali sono stati i principali cambiamenti nella gestione del Benessere Psicologico che ha osservato negli ultimi anni?

La pandemia, come ormai ben noto, ha messo in evidenza l’importanza del benessere psicologico, emotivo e fisico delle persone anche all’interno dei luoghi di lavoro, è ormai evidente che questo aspetto è diventato parte integrante della strategia di tutte quelle organizzazioni che vogliono mettere al centro le proprie persone. I luoghi di lavoro sono stati ripensati, attraverso una riorganizzazione degli spazi aziendali e con l’implementazione di nuove forme di lavoro ibrido, contribuendo a creare una nuova realtà lavorativa più flessibile e sostenibile.

Nel costruire la nuova realtà si è dimostrato essenziale lavorare anche attraverso l’ascolto delle persone e delle loro esigenze, cogliendone i bisogni, spesso anche destinati a cambiare nel corso del tempo. La capacità di cogliere segnali di debolezza, incertezza o preoccupazione, il senso di stress e di malessere percepito o vissuto, generato anche dall’incertezza del contesto economico e sociale rappresenta e rappresenterà il vero fattore differenziante anche per poter mantenere un alto livello di engagement delle persone, contribuire a mantenere una cultura aziendale sana e allo stesso tempo abilitare performance migliori da parte dell’organizzazione nel suo complesso.

Dall’altro lato però si è assistito ad un altro fenomeno, e in questo il periodo pandemico ha contribuito in modo significativo: un aumento della presenza della tecnologia nelle nostre vite, rendendole più semplici ma anche più interconnesse, provocando anche effetti collaterali proprio sulla nostra salute mentale. Affrontare il mondo digitale rappresenta una sfida complessa. Innanzitutto, poiché gli effetti sulla salute possono variare da individuo a individuo; la capacità di “mettere in pausa” l’uso digitale dipende dall’abilità di riconoscere personalmente gli effetti negativi.

In secondo luogo, l’impatto della tecnologia digitale può essere diametralmente opposto a seconda del modo in cui viene utilizzata: un utilizzo scorretto può danneggiare la nostra salute, mentre un uso consapevole e corretto può apportare benefici notevoli.

A questo aggiungiamo anche gli effetti negativi dei social media sulla salute mentale della Gen Z, secondo uno studio condotto dal McKinsey Health Institute, è emerso che la generazione Z presenta una maggiore propensione, rispetto alle altre generazioni, a sperimentare emozioni negative attraverso l’uso dei social media.

Per questo sempre più si sta lavorando e investendo sulla creazione di una cultura e consapevolezza per un utilizzo responsabile del digitale e sull’importanza del digital balance e di programmi di digital detox rivolte alle proprie persone e alle famiglie.

Da anni ormai l’azienda si è impegnata ad ampliare sempre di piu’ un'offerta di una rete di sostegno dedicata alle persone e alle esigenze del singolo dove spesso vi è carenza di una rete di assistenza da parte del territorio.

Come viene promosso il Benessere Psicologico nella sua organizzazione?

Abbiamo continuato a promuovere tra le nostre persone, in tutte le occasioni possibili, il nostro servizio di ascolto e supporto psicologico, con l’obiettivo di continuare a costruire e promuovere una cultura del benessere che aiuti le nostre persone a trovare un corretto equilibrio in termini di salute fisica e psicologica. A questo abbiamo affiancato il servizio socio assistenziale, un servizio di supporto e orientamento su temi riguardanti la cura della persona e dei famigliari, creando incontri dedicati e corner one to one, per un confronto diretto con il care manager, alla ricerca di soluzioni specifiche e individuali ritagliate sulle esigenze della persona, portando a conoscenza anche della rete di servizi offerti a livello di territorio e spesso sconosciuti.

Abbiamo lavorato sui temi del digital balance e sull’uso responsabile del digitale, sfruttando un percorso formativo trasversale all’organizzazione, che ci ha permesso di affrontare le tematiche del benessere digitale, del digital detox e di come lavorare al meglio in team “ibridi” coinvolgendo tutta la popolazione aziendale.

Un altro progetto ha invece coinvolto le figure manageriali, che hanno dovuto affrontare la trasformazione del proprio ruolo: se durante la pandemia si sono confrontati con una nuova modalità di lavoro totalmente a distanza, in una seconda fase hanno dovuto mettersi alla prova con una nuova forma di lavoro ibrido, che ha cambiato i paradigmi di un nuovo modello di leadership, basato sempre più su delega, fiducia e cooperazione. Le figure manageriali sono state oggetto invece di interventi mirati che hanno coinvolto sia manager già nel ruolo, che nuovi manager, dando loro la possibilità di avere dei momenti di confronto, moderati da uno psicologo del lavoro, durante i quali era possibile confrontarsi su temi trasversali all’organizzazione quali tempo e carichi di lavoro, stress e work life balance, riconoscimento dei segnali di malessere delle persone, che richiedevano una priorità di intervento.

Abbiamo poi ritenuto importante, per i managers, mettere a disposizione dei momenti one to one per prepararsi alla gestione del feedback con le proprie persone. La stessa gestione del feedback è un elemento essenziale con cui accelerare l’impatto, lo sviluppo individuale e guidare la performance. Arrivare al momento del feedback in modo strutturato e preparati contribuisce a migliorare il benessere organizzativo complessivo, permettendo di gestire tematiche potenzialmente complesse.

La capacità di saper cogliere segnali di debolezza, incertezza o preoccupazione, il senso di stress e di malessere percepito o vissuto, generato anche dall’incertezza del contesto economico e sociale in modo preventivo e pro-attivo sarà fondamentale per poter mantenere un alto livello di engagement delle persone, contribuire a mantenere una cultura aziendale sana e allo stesso tempo abilitare performance migliori da parte dell’organizzazione nel suo complesso.

Come gestite eventuali resistenze interne alla partecipazione e al coinvolgimento in iniziative di Benessere psicologico?

La resistenza alla partecipazione e al coinvolgimento in iniziative di benessere psicologico rappresenta ancora uno dei principali ostacoli al successo di questi programmi all’interno delle organizzazioni. Riconoscere che tali pregiudizi ci sono è già fare il primo passo per poter lavorare sulla creazione di una cultura di benessere psicologico. Spesso le persone sono convinte che parlare con uno psicologico sia un passo da fare quando si sta male ma non è così; il dialogo e il confronto sono utili per una vasta gamma di situazioni, dalla gestione dello stress quotidiano alle incomprensioni relazionali in famiglia o in coppia. Chiedere un supporto non è un segnale di debolezza. Anzi!

Per lavorare su questi pregiudizi è necessario prima di tutto fare chiarezza, informazione, comunicazione e far comprendere il ruolo e il valore di un servizio quale può essere quello di ascolto e supporto psicologico. Fondamentale è che si crei un rapporto di fiducia, prima di tutto sulla riservatezza dei dati e delle conversazioni. Un passo importante sarebbe anche quello di creare una rete aziendale promotrice di queste iniziative e di sostegno alle persone. Spesso è più facile fidarsi di un amico o di un collega che di tante comunicazioni che possono arrivare dall’azienda.

I migliori sponsor di qualsiasi iniziative sono le persone. La salute mentale non è un risultato finale da raggiungere, ma un processo continuo di autoconsapevolezza, crescita e gestione delle sfide emotive

Quali sono i prossimi passi per la vostra organizzazione nel campo del Benessere Psicologico?

Il benessere psicologico rimarrà uno degli obiettivi prioritari della nostra organizzazione. Continueremo ad investire sia nel servizio di ascolto e supporto psicologico, che nel servizio socio assistenziale. Tra i bisogni che continuano ad emergere rimane anche in primo piano l’aumento del bisogno di cura (dai bisogni correlati alla genitorialità, al caregiving, alla necessità di supporto per cure sanitarie, diagnosi, ricerca di strutture adibite a cure specifiche).

L’obiettivo sarà sempre più quello di creare una unica offerta integrata fra welfare e wellbeing costruita sui reali bisogni delle persone per far fronte anche alle carenze del contesto e del servizio pubblico su questi ambiti.

Le figure manageriali continueranno a rivestire un ruolo importantissimo nel creare una organizzazione che faccia del benessere mentale e psicologico uno dei suoi capisaldi, ancora di più in organizzazioni come la nostra che si accingono a vivere un periodo di profonda trasformazione e cambiamento. Pertanto sarà importante, oltre a offrire una rete di supporto e di ascolto alle persone, creare anche strumenti a disposizione delle figure manageriali per la gestione del cambiamento, la gestione del team, tenendo in considerazione gli impatti che ne possono derivare anche sulle performance dell’organizzazione.

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